intervista ad Andrew Fletcher(Depeche Mode)


"andrew fletcher non sorride. mai. se martin gore e dave gahan sono il cuore e l’anima dei depeche mode, lui è il cervello, l’uomo ombra che muove i fili di un gruppo azienda che non sbaglia un colpo da trent’anni. come gli u2. «la differenza» puntualizza fletcher «è che bono & c sono condannati a essere sempre i numeri uno. il loro modo di vedere le cose è “o siamo i più grandi oppure non siamo”. ecco, noi non puntiamo a questo tipo di primato. abbiamo appena finito un album di cui siamo orgogliosi, sound of the universe, e il nuovo singolo, wrong, sta andando benissimo. il prossimo passo è riempire di nuovo gli stadi. e quest’estate succederà».
succederà e lui continuerà a girare indisturbato per le vie dello shopping e i dance club di tutto il mondo. «sono una music star, non una celebrity. ho venduto 100 milioni di cd e almeno 15 milioni di persone mi hanno visto in concerto. ma quando ho voglia di mangiare fuori, non prenoto una saletta privata sorvegliata da gorilla. il nostro gol è sempre stato promuovere la musica, non le facce».
sta dicendo che le canzoni sono sempre state così forti da non avere bisogno di essere associate a un volto?
sono abbastanza arrogante da risponderle che è così. ma c’è anche una scelta, quella di non far nulla per stuzzicare i pruriti dei tabloid inglesi.
si fa per dire, visto che a un certo punto eravate diventati una zombie band: lei aveva l’esaurimento nervoso, dave gahan assumeva più droghe che pasti caldi, martin gore era in preda all’alcolismo acuto…
nella vita degli adulti non c’è niente di facile, in quella delle star ancora meno. los angeles e le sue notti tossiche stavano divorando vivo dave. era così fuori controllo che una notte s’è svegliato ammanettato al letto del suo albergo. lo aveva immobilizzato un poliziotto chiamato d’urgenza dal portiere. martin invece beveva e tremava come una foglia e io ero più a terra di uno pneumatico bucato. ma la cosa terribile era che non potevamo aiutarci perché nessuno dei tre aveva la minima intenzione di ammettere di avere un problema. quindi, ognuno s’è risolto il suo e poi siamo tornati a fare musica insieme.
risponda più sinceramente che può: che cos’è che trasforma la vita di una popstar in un inferno?
io ho vissuto per anni in una specie di bolla magica, convinto che i problemi quotidiani non mi avrebbero mai sfiorato. quando fai 160 concerti in un anno, il mondo reale non esiste più. sei un uomo valigia circondato da gente pagata per risolverti qualsiasi problema pratico. per quelli di testa devi fare da solo. magari passi un pomeriggio a piangere, ma poi dalle 8 di sera in poi sei un depeche mode. e devi dare ai fan quello che si aspettano. intanto la vita vera prosegue: i figli crescono (ne ha tre, ndr), le mogli si ritrovano con i capelli grigi e un giorno scopri che hai quasi 50 anni e che i pantaloni di pelle ti vanno un po’ stretti. se ha visto the wrestler, sa dove può portare la decadenza.
i rolling stones sono vicini ai 70, eppure sembra che si divertano ancora come ragazzini.
buon per loro, io a 55 anni (oggi ne ha 47, ndr) voglio staccare la spina. e poi loro funzionano ancora in concerto. quanto ai dischi, meglio sorvolare.
a che cosa si dedicherà quando i depeche mode andranno in pensione?
farò il produttore di nuovi artisti e aprirò ristoranti. quello che avevo a londra, the guascone, l’ho venduto poco tempo fa. era impossibile occuparsene seriamente con il gruppo in attività.
qual era il suo obiettivo quando ha iniziato a suonare?
durare almeno tre anni, dal 1980 al 1983, come mi aveva consigliato il commercialista. per ammortizzare le tasse pagate in anticipo era indispensabile che il gruppo durasse almeno 36 mesi. siamo andati un po’ oltre.
tasse a parte, qual è il senso di trent’anni di carriera dei depeche mode?
abbiamo portato la musica elettronica alle masse, riempiendo gli stadi contro ogni previsione (saranno all’olimpico di roma e al meazza di milano il 16 e il 18 giugno, ndr). mi lasci anche dire che dopo di noi il pop non è più stato lo stesso. abbiamo abbattuto il muro che c’era tra i generi musicali.
si riferisce a tutte le volte che una vostra canzone è finita negli album di altri colleghi?
la nostra enjoy the silence è stata rifatta da oltre 160 artisti e band, tra cui tori amos, linkin park e gli italiani lacuna coil. di personal jesus esistono più di 100 remake che vanno da johnny cash a marilyn manson. abbiamo conquistato gli estremi opposti: il più grande cantautore americano e il re dello shock rock. dio salvi i depeche mode!
dall’inizio dell’intervista è la prima volta che perde il suo aplomb.
mi accendo anche quando penso che oltre 2 milioni di persone stanno comprando i biglietti per venirci a vedere. in un mondo di numeri virtuali, di cifre sparate a caso, di star create al computer o nella casa del grande fratello, questo è un numero che pesa.
se ne fa una pura questione numerica, allora anche il «grande fratello» tiene incollati milioni di persone alla tv…
sarò snob, ma perdere ore per vedere dei pazzi che mangiano insetti su un’isola o una che sbatte le tette in faccia a un altro recluso in una casa piena di telecamere non è assimilabile ad andare a un concerto. oltre ai numeri, c’è la qualità dell’intrattenimento. bisogna avere rispetto di sé e trovare il coraggio di spegnere la tv e accendere il cervello. e magari alzare il volume dello stereo.
è intrattenimento di qualità anche ascoltare i vostri pezzi scaricati illegalmente da internet?
buona domanda, questa… guardi, a nessun musicista fa piacere essere rapinato della sua musica, ma noi apparteniamo a quella schiera di fortunati che funzionano anche negli store digitali dove le canzoni si pagano. wrong sta andando bene in tutte le classifiche di itunes"

tratto da panorama.it

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