Escursione in Aspromonte: Cascate dell'Amendolea

Una breve e facile escursione che consiglio di fare nel cuore del Parco Nazionale dell'Aspromonte è quella che conduce alle cascate dell'Amendolea, dette anche del Maesano oppure in dialetto locale "u Schicciu u spana", formate da tre salti d'acqua di circa 20 metri l'uno, ognuno dei quali termina in una pozza d'acqua cristallina, molto belle da vedere e ben inserite in un contesto naturalistico selvaggio ed incontaminato.
In fondo al post troverete un link con la mappa e i dati del percorso

Cascate dell'Amendolea

L'escursione si svolge ad un'altitudine di 1200-1300 metri e non presenta particolari difficoltà fino al punto panoramico sulle cascate, da dove volendo si può scendere giù alla fiumara, seguendo un tracciato piuttosto ripido.
Per arrivare all'inizio del sentiero bisogna dirigersi alla diga del fiume Menta, un affluente della fiumara Amendolea, da qui si prende una ripida stradina in discesa che porta ad un'area di parcheggio, dove comincia il sentiero 132, che s'inoltra nel bosco costeggiando inizialmente la fiumara, fino ad arrivare ad un primo punto panoramico che si affaccia sulla selvaggia vallata dell'Amendolea.

Mappa e profilo altimetrico del sentiero

piccolo guado all'inizio del percorso

Indicazioni

Ambiente selvaggio ed incontaminato

Panorama sulla vallata dell'Amendolea

Si prosegue quindi in leggera discesa verso un secondo punto panoramico, che si raggiunge dopo circa 1 ora dalla partenza dell'escursione, da qui si possono ammirare le meravigliose cascate dell'Amendolea, che si gettano a valle per 60 metri, formando tre salti d'acqua, alla base di ognuno dei quali si trova una pozza d'acqua limpida color smeraldo.
A questo punto volendo si può terminare il percorso scendendo per una ripida discesa che conduce alle cristalline acque della fiumara Amendolea.
Il ritorno avviene per lo stesso sentiero dell'andata

Cascate dell'Amendolea

Cascate dell'Amendolea

Cascate dell'Amendolea

Fiumara Amendolea alla fine del percorso

Fiumara Amendolea alla fine del percorso

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Una città in 5 foto: Reggio Calabria

In questa rubrica, attraverso 5 immagini rappresentative, cerco di esprimere, in modo sintetico, ciò che più mi ha colpito, interessato, incuriosito di una città o piccolo borgo che ho visitato o di un viaggio che ho intrapreso

Reggio Calabria, nonostante la sua storia trimillenaria, a causa dei rifacimenti dovuti al terremoto del 1908 presenta un aspetto moderno con pianta a scacchiera caratterizzata da lunghi viali paralleli alla costa ed architetture in stile neoclassico e liberty.
Celebre è il suo lungomare, costeggiato su un lato da alti fusti di palme e sull'altro da gigantesche piante di ficus magnolioide, che si estende su tre livelli per circa 2 km da cui si possono ammirare bellissimi panorami della costa siciliana ed anche osservare alcune delle vestigia antiche della città, come le terme romane e le mura greche.
Fiore all'occhiello di Reggio Calabria è il Museo Archeologico Nazionale, con una vasta sezione dedicata ai reperti della Magna Grecia, tra cui spiccano i Bronzi di Riace, magnifiche figure in bronzo del V secolo a.C., rinvenute casualmente al largo di Riace nel 1972.

Lungomare di Reggio Calabria con panorama sulla costa siciliana

I Bronzi di Riace, celebri in tutto il mondo, sono esposti nel Museo Archeologico di Reggio Calabria in un'apposita sala, a cui si accede dopo una sosta in un'anticamera

Lungomare Italo Falcomatà, definito da D'Annunzio "Il più bel chilometro d'Italia"

A dare un tocco artistico al lungomare di Reggio Calabria ci sono anche tre sculture dalle sembianze umanoidi opera dell'artista romana Rabarama, installate nel 2007

Piazza Italia, situata lungo Corso Garibaldi è una delle piazze più importanti, al centro si trova il Monumento all'Italia, statua marmorea opera di Rocco Larussa, del 1868, sullo sfondo il Palazzo del Governo, sede della Prefettura, completato nel 1921

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In questa rubrica, attraverso 5 immagini rappresentative, cerco di esprimere, in modo sintetico, ciò che più mi ha colpito, interessato, incuriosito di una città o piccolo borgo che ho visitato o di un viaggio che ho intrapreso

Quando si arriva a Pentedattilo ciò che colpisce è lo scenario naturalistico in cui è incastonato il piccolo borgo addossato ad una gigantesca rupe, da cui spuntano cinque pinnacoli che sembrano le dita di una mano e danno il nome al paese (da penta-daktylos, che in greco significa cinque dita ).
Pentedattilo è una frazione del comune costiero di Melito di Porto Salvo e si trova nell'area grecanica della Calabria, sul versante meridionale del Parco dell'Aspromonte: ha una lunga storia alle spalle che attraversa il periodo greco-romano, bizantino, normanno e fu teatro di un crudele misfatto, noto come la Strage degli Alberti, all'epoca marchesi di Pentedattilo, i cui membri furono trucidati nel loro castello dagli Abenavoli, baroni di Montebello, il 16 aprile 1686.
In seguito il borgo si spopolò a causa di terremoti, alluvioni ed emigrazione, fino ad essere completamente abbandonato negli anni '60 del XX secolo, ma dal 1980 in poi, e con maggior forza dagli anni 2000, il paese ha cominciato un percorso di rinascita grazie a volontari ed associazioni e al restauro di strade ed edifici, in cui sono state aperte piccole botteghe artigiane e approntati alloggi per un turismo diffuso, inoltre sono anche stati sistemati interessanti sentieri naturalistici, che aggirano la rupe che sovrasta il paese e permettono di ammirare il paesaggio circostante da varie angolazioni.
Pentedattilo è un paese molto attivo anche dal punto di vista culturale, infatti ospita un Museo delle Tradizioni Popolari Contadine e nel periodo estivo vi si svolgono due importanti festival internazionali, il Pentedattilo Film Festival ed alcuni eventi del Paleariza, festival itinerante etno-culturale-musicale dell'area grecanica della Calabria.



La facciata della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, nel cuore del borgo

I gatti di Pentedattilo

Dal borgo parte un bel sentiero naturalistico ad anello di circa 30 minuti, che consente di aggirare la rupe che sovrasta il paese ed osservare il paesaggio circostante da varie angolazioni

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In questa rubrica, attraverso 5 immagini rappresentative, cerco di esprimere, in modo sintetico, ciò che più mi ha colpito, interessato, incuriosito di una città o piccolo borgo che ho visitato o di un viaggio che ho intrapreso.

Isolatissima frazione del comune di Condofuri, il borgo di Gallicianò è situato a 621 metri d'altitudine, a 17 km dalla costa del Mar Ionio, su uno sperone roccioso sopra la sponda destra della fiumara Amendolea, nel versante meridionale del Parco Nazionale dell'Aspromonte.
Una stretta e tortuosa strada in salita di circa 10 km conduce a questo paesino, famoso per l'attenta conservazione delle tradizioni grecaniche, non solo linguistiche, infatti è l'unico borgo tuttora interamente ellenofono, ma anche musicali, gastronomiche e rituali, tenute vive grazie ad un museo etnografico ed alcuni festival e convegni sul tema.
Passeggiando fra le tranquille strade del borgo, che conta circa 60 residenti, si possono notare i nomi delle vie e delle piazze scritte solo in lingua greca e bandiere greche affisse su alcuni edifici, in qualche caso affiancate anche da bandiere italiane.
Si può iniziare la visita da Piazza Alimos, in cui sorgono la chiesa di San Giovanni Battista, risalente al '700, e l'ex Palazzo Comunale, per poi salire verso la parte alta del paese dove si trovano la piccola chiesa ortodossa Panaghia tis Elladas ed un anfiteatro semicircolare da cui si ha un bellissimo panorama sulla vallata dell'Amendolea e sul piccolo borgo, un posto che vale veramente la pena visitare, perchè ben tenuto e di grande valenza storica, culturale e paesaggistica.

Vale il viaggio: Amendolea Vecchia (Calabria)

In questa rubrica pongo l’attenzione su luoghi specifici, che ho visitato (laghi, ville, palazzi, musei, montagne, isole e penisole, aree archeologiche o naturalistiche, piazze, chiese, castelli  ecc.) :  di questi posti sono rimasto entusiasta ed ho pensato che era proprio valsa la pena intraprendere il viaggio fatto per scoprirli.

Piccolo borgo abbandonato di notevole fascino, Amendolea vecchia è situata a pochi km dal Mar Ionio e dal comune di Condofuri Marina, estremo sud della Calabria, in posizione suggestiva e panoramica  su uno sperone roccioso, posto sopra il bianco ed ampio letto ghiaioso della fiumara Amendolea, che scende sinuosamente verso il Mar Ionio.
Per arrivarci si può lasciare l'auto al paesino di Amendolea nuova,  sotto la montagna e salire a piedi per 1 km, seguendo la ripida e sconnessa strada asfaltata che sale ai ruderi del vecchio borgo, danneggiato dal terremoto del 1908 ed abbandonato definitivamente dopo l'alluvione del fiume Amendolea del 1956.
Qui si può passeggiare fra le piante di fichi d'India, osservando le rovine del Castello Ruffo, risalente al XII secolo e di antiche chiese ed ammirando un panorama a 360°, che spazia dall'azzurro del Mar Ionio, al bianco della fiumara Amendolea, e al verde delle montagne punteggiate di cespugli e piante della vegetazione mediterranea.

Ruderi di Amendolea Vecchia con vista sul Mar Ionio

Il Castello Ruffo

Mura del castello

Muro perimetrale

Spettacolare vista sulla fiumara Amendolea che sfocia nel Mar Ionio


Abside di un'antica chiesa

Ruderi di un'antica chiesa

In alto sulle montagne vicine si può avvistare il paese di Bova, sovrastato da una rupe

Castello Ruffo

Piante di fico d'India fra le rovine

Intorno al paese abbandonato si può osservare un paesaggio ondulato formato da montagne punteggiate di cespugli e piante della flora mediterranea

Poco fuori dal borgo si trovano i ruderi di quest'antica chiesa di cui si è ben conservato il campanile

La fiumara Amendolea che scende dall'Aspromonte in estate è ridotta ad un rigagnolo, ma in inverno è ricca d'acqua come dimostra l'ampio letto che ha formato

La fiumara Amendolea che scorre sinuosamente verso il mare

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Escursione nel Parco del Gran Paradiso: da Valnontey ai Casolari del Money

Un percorso lungo ed impegnativo in una delle aree più belle del Parco Nazionale del Gran Paradiso, la selvaggia Valnontey, attraversata dal torrente omonimo, dalla quale si parte per salire all' altopiano del Money, dove si trovano degli alpeggi e si ammirano da vicino alcune delle vette più famose del Parco ed il Ghiacciaio della Tribolazione, in un ambiente alpino vasto e suggestivo, solcato da impetuosi torrenti che scendono dai ghiacciai.
In fondo al post troverete un link con la mappa e i dati del percorso

La Valnontey e l'anfiteatro glaciale posto al culmine della vallata con alcune delle cime più famose del Parco del Gran Paradiso: sulla sinistra Roccia Viva (3650 m), al centro Testa del Gran Crou (3437 m), Testa di Vanontey (3562 m), Testa della Tribolazione (3642 m), Punta di Ceresole (3777 m), sulla destra Gran Paradiso (4061 m) e Herbetet (3778 m) 


Si parte dal paesino di Valnontey, situato 3 km a sud di Cogne, lasciata l'auto si prosegue lungo la strada sterrata pianeggiante costeggiando la destra orografica del torrente che attraversa la valle, si passa a fianco di un campeggio, si oltrepassano le casette del villaggio di Valmianaz, quindi si prosegue su sentiero sempre in piano a lato del torrente, con magnifici panorami sull'anfiteatro glaciale posto al culmine della vallata, fino ad arrivare, 3 km dopo la partenza, alla deviazione sulla sinistra con indicazioni per l'Alpe Money.

Mappa dei sentieri da Valnontey, anche se non è segnato in questa mappa, da Money c'è un sentiero che scende verso il fondovalle, permettendo di completare un itinerario ad anello

Il torrente Valnontey

Sentiero di fondovalle,  con Roccia Viva e Testa del Gran Crou sullo sfondo

Le casette di Valmaniaz

Torrente serpeggiante fra la natura selvaggia


Qui si comincia una lunga e ripida salita lungo il fianco della montagna, che si conclude arrivando ad un vallone che si attraversa verso destra, superando anche un torrente e giungendo infine al vasto altopiano dove si trovano i casolari del Money (2340 m), un meraviglioso belvedere su alcune delle vette più belle del Parco, tra cui Roccia Viva (3650 m), Testa del Gran Crou (3437 m), Testa di Valnontey (3562 m), Testa della Tribolazione (3642 m), Punta di Ceresole (3777 m), Gran Paradiso (4061 m), Herbetet (3778 m) 

Si comincia a salire

Uno sguardo indietro verso nord 


wilderness area


Sentiero molto panoramico





Arrivati sull'altopiano, sullo sfondo Gran Paradiso e Herbetet

Casolari di Money, meraviglioso belvedere su Testa di Valnontey, Testa della Tribolazione, Punta di Ceresole, Gran Paradiso e ghiacciaio della Tribolazione

Casolari del Money

Casolari del Money

Dai casolari del Money si prosegue sul sentiero 22, che scende verso il fondovalle permettendo così di completare un giro ad anello, durante la ripida discesa si devono superare anche 5 o 6 torrenti che scendono impetuosi dai ghiacciai, per guadarli ci si serve in alcuni casi di pietre che sporgono dal corso d'acqua, in altri di ponticelli, comunque tutto fattibile con un po' di attenzione, almeno nel mese di luglio.



Indicazioni lungo il sentiero che scende verso il fondovalle

I torrenti che andranno attraversati per completare il giro ad anello

Incrocio di acque glaciali


acque impetuose

wilderness area

Sentiero in discesa

I colori del Parco del Gran Paradiso

Cascatelle

Uno sguardo in basso verso la Valnontey

Incrocio di acque

flora alpina

i torrenti della Valnontey

Superato anche il torrente principale della Valnontey s'incontra il bivio per il sentiero che sale ai casolari dell'Herbetet che s'ignora, seguendo invece a destra il percorso che scende costeggiando la sinistra orografica del torrente per 2 km, fino ad un ponte che attraversa il corso d'acqua e permette di passare sull'altra sponda e ricongiungersi al sentiero pianeggiante fatto all'andata fino al paesino di Valnontey.

Si costeggia ora la sinistra orografica del torrente

Enorme masso piramidale lungo il sentiero

wilderness area


Sulla Val d'Aosta vedi anche: