Claudia Attimonelli-Techno:ritmi afrofuturisti


Quali sono le tappe che hanno portato la musica techno a diffondersi dal Nord America all’Europa, dai ghiacci islandesi fino all’Estremo Oriente e alle isole sperdute dell’Oceano Indiano?
Tutto è cominciato nei primi anni Ottanta. Ma le radici della techno affondano in parte nelle riunioni clandestine fra musicisti jazz della Parigi occupata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
La città di Detroit, il movimento filosofico dell’afrofuturismo nato dalla diaspora afro-americana e la black science-fiction hanno contribuito a fornire ai pionieri della techno le fondamenta sulle quali costruire un solido apparato critico. Questi elementi hanno in seguito reso la musica techno un fenomeno di portata mondiale, sfruttando le sue derive filosofiche, sociologiche e naturalmente di mercato (Love Parade e dance-floor). Ma la techno è prima di tutto amore per la tecnologia.
I concetti di underground e superficie, coolness e mainstream, ascolto e danza, djing e laptop music, il principio del campionamento, del loop, del remix e infine i luoghi dove la techno si manifesta – dal club ai rave – sono qui indagati secondo una prospettiva sociosemiotica che tiene conto della pratiche culturali urbane e dei protagonisti che a esse attingono – dj, musicisti, pubblico danzante, pubblico in ascolto, mercato discografico.
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