Intervista ai Silicone Soul
Gli scozzesi Graeme Reedie e Craig Morrison, attivi da dieci anni come Silicone Soul, hanno pubblicato alla fine di giugno il loro quarto omonimo album, ancora una volta su Soma Records.
Abbiamo incontrato Graeme Reedie a Barcellona nella hall dell’albergo che li ha ospitati poco prima dello showcase dell’etichetta. Graeme si è dimostrato gentile, loquace e molto simpatico.
E: Ciao Graeme, come stai?
S.S.: Bene, grazie, siamo arrivati a Barcellona da qualche ora, pronti per lo showcase della Soma Records di questa sera in uno dei nostri club preferiti.
E: Ormai siete quasi diventati cittadini onorari di Barcellona. Scorrendo le date del vostro tour, ho notato che la città catalana è una tappa ricorrente?
S.S.: Sì, Barcellona ci piace molto. Veniamo qui da quattro/cinque anni ormai e La Terrrazza è uno dei club in cui preferiamo suonare.
E: Partiamo dal vostro terzo album "Save Our Souls". Cosa è successo dopo?
S.S.: Dopo "Save Our Souls" per un po’ di tempo non abbiamo fatto molto. Craig si è trasferito in Francia e ha avuto bisogno di tempo per organizzarsi. Io, insieme a Dave Donaldson, ho realizzato nel 2008 un album a nome Mirror Music. Dopo che Craig si è stabilito, abbiamo cominciato ad avere più tempo e abbiamo iniziato quindi a pensare al nuovo album. Non è mai facile prevedere i tempi: dopo “Staring Into Space” abbiamo fatto “Save Our Souls” in poco tempo, “Silicone Soul” ha avuto una gestazione più lunga. Alcune volte le cose vanno più veloci, altre volte meno.
E: Perchè il vostro ultimo album è senza titolo?
S.S.: Abbiamo pensato che questo album dovesse rispecchiare noi e il nostro suono e, dopo, averlo ascoltato, ci siamo detti: “questo è quello che stiamo facendo, questo è Silicone Soul”. Per noi rappresenta una sorta di ripartenza, è cambiato molto il nostro modo di lavorare. Sicuramente rappresenta un nuovo inizio con grande entusiasmo e freschezza.
E: Alla luce del risultato finale, in che misura l’album rispecchia la vostra idea di partenza?
S.S.: In generale abbiamo sempre pensato che i nostri precedenti lavori fossero troppo brevi, troppo concentrati. Con “Silicone Soul” abbiamo cercato di sviluppare le nostre idee impiegando, in totale, diciotto mesi per concludere l’album. E’ molto vicino a quello che avevamo in mente.
E: Partiamo da “Koko's Song”, la prima traccia che troviamo sull’album.
S.S.: Volevamo dedicare questo pezzo a Koko. Era un nostro fan bulgaro, recentemente scomparso. Era una brava persona, lo conoscevamo personalmente, certo non benissimo, ma lo incontravamo quando andavamo a suonare in zona. Bevevamo qualcosa insieme, ci fermavamo abitualmente a parlare e quando i suoi amici ci hanno informato, attraverso il nostro myspace, che era scomparso abbiamo subito pensato di dedicargli qualcosa.
E: Quali sono le tracce dell'album che preferisci?
Direi ”Dust ballad II”, “Hurt People Hurt People” e “David Vincent's Blues”.
E: Da dove provengono le campane alla fine dell'album?
S.S.: Le campane sono quelle della chiesa vicino alla casa di Craig. Abita in Francia, in un piccolo paese con davvero pochi abitanti dove era stato per un periodo. Una volta rientrato a Glasgow ha pensato che doveva ritornarci e stabilirsi.
E: Se dovessi scegliere tre aggettivi per definire il vostro suono la scelta cadrebbe su elegante, profondo e misterioso. Sei d’accordo?
S.S.: Sì, concordo decisamente.
E: Dopo due grandi successi come "Right On!" e "Feeling Blue" avreste potuto avere un facile successo in termini di vendite ma avete scelto di non ripetere quella formula e, al contrario, avete scelto di continuare a produrre tracce di qualità ma con meno appeal commerciale.
S.S.: E' stato un periodo di confusione, eravamo più giovani, ma abbiamo capito che non era quello in cui eravamo interessati. Magari un giorno succederà che andremo in studio e ne uscirà qualcosa di simile ma attualmente non è nelle nostre intenzioni.
E: Quali interessi avete al di fuori della musica?
S.S.: Siamo molto impegnati con la musica e non ci rimane molto tempo libero.
Per quanto mi riguarda, ho cominciato da poco a fare immersioni subacquee nella piscina dietro casa mia. Mi diverte molto ma sto ancora imparando.
Craig possiede invece una collezione molto vasta di maschere incise provenienti da tutte le parti del mondo, molte delle quali provengono dall’Africa.
E: E' più difficile gestire il vostro progetto ora che tu e Craig abitate in posti diversi?
S.S.: In un certo senso sì, essere più vicini ci permetteva di scambiarci le nostre opinioni con più velocità ma la lontananza fa sì che, quando ci vediamo, abbiamo più idee da scambiarci perchè abbiamo tempo per elaborarle meglio.
E: Hai mai preso in considerazione di lasciare Glasgow?
S.S.: Sì, forse abitare in un posto più caldo non mi dispiacerebbe, magari con un inverno più mite.
E: Quali produttori ti piacciono? Ti piace qualche produttore italiano?
S.S.: I primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Nick Curly e la Cécille Records, Solomun e la Diynamic. E' davvero un buon periodo per la musica elettronica e ci sono molte cose interessanti in giro.
Mi piacciono molto i produttori italiani e mi piace, in particolare, la scena di Napoli. Mi piace molto anche un produttore di nome Daniele ma in questo momento, scusami, ma non riesco proprio a ricordare il cognome.
E: Tre dischi da isola deserta?
S.S.: Un album di Jimi Hendrix, un album dei Rolling Stones, magari qualcosa degli Orb. Penso a U.F.Orb: mi piace “Blue Room”. Forse anche un po’ di reggae: se ho tempo mi faccio una raccolta così arriviamo a quattro album, soltanto uno in più rispetto alla tua domanda.
E: Cosa vorresti dimenticare?
S.S.: Niente, non vorrei dimenticare niente, le cose negative fanno comunque parte della vita e servono per migliorarti.
E: Di cosa sei più orgoglioso?
S.S.: Di tutti gli album che abbiamo prodotto (siamo nel nostro decimo anno di attività) e di quello che abbiamo fatto con la nostra etichetta Darkroom Dubs, anche se in realtà è Craig ad occuparsene maggiormente.
E: Un artista che ti piacerebbe portare sulla vostra etichetta Darkroom Dubs?
S.S.: Un artista che ci piace molto tecnicamente e qualitativamente è Trentemøller.
E: Siete anche ottimi dj, come costruite i vostri set?
S.S.: In modo del tutto naturale: di solito partiamo soft e poi cominciamo a spingere e andare sempre più pesante. Dipende però anche da altri fattori quali, ad esempio, il posto e la gente.
E: Ultima domanda: dove sta andando il mondo?
S.S.: Il mondo sta andando verso l'inferno.. La musica è una delle poche cose che possiamo salvare.
Antonio Di Gioia
fonte:www.electronique.it
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