In questa rubrica pongo l’attenzione su luoghi specifici,
che ho visitato (laghi, ville, palazzi, musei, montagne, penisole, aree
archeologiche, piazze ecc.) : di questi posti sono rimasto entusiasta ed ho
pensato che era proprio valsa la pena intraprendere il viaggio fatto per
scoprirli.
Velia è un'antica polis della Magna Grecia, i cui scavi archeologici si trovano nel comune di Ascea, in provincia di Salerno, nel Parco Nazionale del Cilento.
La città fu fondata, con il nome di Elea, nella seconda metà del VI sec. A.C., da esuli focei in fuga dalle coste della Ionia (l'attuale Turchia), per sfuggire alla pressione dei Persiani.
La città fu edificata sulla sommità e sui fianchi di un promontorio, nelle vicinanze del mare, assumendo notevole importanza culturale per la presenza della scuola filosofica presocratica, detta Scuola Eleatica, fondata da Parmenide e portata avanti da Zenone.
Nell' 88 A.C., Elea divenne municipio romano, prendendo il nome di Velia, ma con il diritto di mantenere la lingua greca e di battere moneta propria e servì anche come base navale per Ottaviano nel 38 A.C..
La prosperità della città durò fino a tutto il I sec. D.C., poi cominciò una lenta decadenza ed un progressivo impaludamento del terreno, che, nel Medioevo, portarono gli ultimi abitanti a rifugiarsi nella parte alta dell'acropoli, dando vita ad un'insediamento noto con il nome di Castellammare della Bruca, in cui dal 1669 non è più censito alcun abitante.
Nella vasta area archeologica, attualmente visitabile, dell'antica città restano l'Area portuale, Porta Marina, Porta Rosa, le Terme Ellenistiche, le Terme Romane, l'Acropoli, l'Agorà ed alcuni quartieri residenziali: all'interno dell'area è tutto ben segnalato con dei cartelli e ci sono anche delle provvidenziali fontanelle per bere, visto che c'è da camminare molto.
Un mosaico delle terme di Velia
Porta Rosa, forse il monumento più significativo di Velia, è una costruzione del IV sec. A.C., che costituisce il più antico esempio di arco a tutto sesto in Italia: più che una porta era un viadotto, che collegava le due sommità dell'acropoli di Elea, in cui l'arco, formato da undici conci in pietra arenaria, svolgeva anche la funzione di contenimento delle pareti della gola che collegava. Durante il III sec. A.C. l'arco fu ostruito e l'intera struttura interrata, e questo ne ha permesso la perfetta conservazione. Fu portata alla luce nel 1964 dall'archeologo Mario Napoli, che la battezzò "Rosa", in omaggio al nome della propria moglie.
I resti del borgo fortificato di Castellammare della Bruca, edificato nel Medioevo, dove anticamente sorgeva l'acropoli di Velia
Panorama dall'acropoli di Velia, della costa tirrenica a nord dell'area archeologica.
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